Tra gli
sgravi fiscali consentiti sull'
Irpef, ovvero l'imposta sul reddito diretto, c'è anche la
detrazione per il coniuge a carico. In realtà la detrazione vale per tutti i famigliari a carico, che oltre al marito o alla moglie comprendono anche i
figli (di qualunque natura, siano essi naturali, riconosciuti, adottati o affiliati), e qualunque altro parente stretto purché risulti convivente o riceva un assegno di mantenimento non determinato da una qualche entità giudiziaria.
Per essere considerato a carico il familiare, in questo caso per esempio il coniuge, deve o non possedere reddito o risultare con un reddito inferiore ai 2800 euro, già al netto delle detrazioni fiscali (la cifra guadagnata va calcolata sulle entrate dell'anno precedente rispetto a quello in cui si stila la dichiarazione. Il coniuge che per esempio fino a dicembre del 2012 ha guadagnato 1000 euro, e poi tra gennaio e marzo dell'anno successivo ne ha presi 5000 risulta comunque a carico per la dichiarazione del 2013, mentre non ne avrà più i requisiti al momento di stilare il modello unico o il 730 del 2014). La cifra detraibile viene però applicata proporzionalmente, nel senso che più il reddito è elevato meno si ha diritto ad usufruire della detrazione, che arriva quasi ad azzerarsi nel caso di redditi imponibili molto elevati.
La cifra riconosciuta per il coniuge a carico
è di 800 euro, e non è riconosciuta nessun incremento nel caso questo sia portatore di disabilità. Questo si discosta invece dalla norma che gestisce le detrazioni sui figli a carico, che invece possono contare su un notevole incremento nel caso il figlio a carico risulti portatore di un qualche handicap. Si prevedono invece delle maggiorazioni in maniera proporzionale se il reddito in questione è sotto una certa soglia, maggiorazioni che aumentano man mano che il reddito scende.
La cifra varia a seconda del componente della famiglia che viene preso in carico e dal guadagno che si ottiene nel corso dell'anno. Tendenzialmente questo tipo di agevolazione, sui familiari a carico, tende a rasentare lo zero per le fasce di reddito più alte, ed è pensato come attivo contributo, invece, per le famiglie con un reddito basso e con pochi componenti lavoratori.
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