La legge sull'imposta di successione è stata modificata varie volte nel corso del tempo. Inizialmente riguardava tutti gli eredi, indipendentemente da quanto ereditato, e aumentava proporzionalmente al grado di parentela. Era quindi più basso per i parenti stretti e aumentava in caso di cugini per esempio di primo o secondo grado. Ridotta nel 2000 e abolita completamente nel 2001 è stata parzialmente ripristinata nel 2006.
L'imposta attualmente in vigore va pagata solo in alcuni casi e seguendo quattro tipi di aliquote diverse a seconda dei casi specifici. I parenti stretti (coniuge, figli, genitori) pagano l'imposta con un'aliquota al 4% solo se il totale del capitale ereditato supera il milione di euro per ogni singolo erede. Diventano due milioni se l'erede è portatore di un grave handicap. Per fratelli o sorelle l'aliquota è al 6% e si applica oltre ai 100 000 euro ereditati da ogni singolo avente diritto. Sempre del 6% anche l'aliquota per gli altri parenti, gli affini o i cugini fino al quinto grado, ma in questo caso la tassa si applica a priori e non dipende dalla cifra ereditata. Per tutti i soggetti esclusi da questi tre gruppi l'aliquota è all'8% indipendentemente dal valore del capitale ereditato.
Per calcolare il valore del capitale bisogna tenere conto dei beni mobili e immobili, delle obbligazioni e delle azioni, del denaro e di eventuali debiti. Il valore dei beni immobili (case, negozi, terreni ecc.) è quello catastale, ovvero quello stabilito dal catasto comunale, e non quello di mercato o quello di acquisto. Inoltre sui beni immobili si applicano anche altre due imposte: l'imposta di trascrizione, cioè il 2% del valore attribuito agli immobili, a meno che non si abbiano le caratteristiche per usufruire si agevolazioni e l'imposta catastale, ovvero l'1% del valore attribuito agli immobili o 168 euro se si tratta della prima casa.
Sono esclusi dalla tassa di successione i beni all'estero di parenti morti all'estero, in quel caso la tassa si applica solo ai possedimenti in Italia. Sono anche esclusi dall'imposta capitali donati in eredità a Stato, Comune, Provincia, Regione; a enti pubblici, fondazioni o associazioni (Onlus); movimenti politici e partiti. Non si paga anche nel caso di imprese famigliari, individuali o collettive (in questo caso l'imposta si applica solo in certi casi specifici).
La stessa normativa si applica anche per le donazioni, tra vivi, che quindi seguono le aliquote fissate dall'imposta di successione. La soglia inserita dal legislatore è piuttosto alta, questo ha fatto sì che attualmente questa tassazione sia tendenzialmente ininfluente sulle casse statali, mentre in origine si trattava di una tassa una tantum che però, essendo irregolare, permetteva di ottenere delle entrate extra che avevano un peso non trascurabile sul carico pubblico.
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