Un
assegno protestato è di fatto un titolo per il quale l'istituto bancario di competenza non ha potuto emettere il pagamento, a seguito per esempio della mancata copertura sul
conto corrente dell'interessato.
Prendendo il caso di un assegno scoperto, quindi, vi è di fatto un debitore che emette un titolo che non può essere riscosso dal creditore.
A seguito di questa situazione un notaio o un ufficiale giudiziario avviano una procedura di
protesto per tutelare il creditore, e il debitore riceverà un telegramma o una raccomandata che gli imporrà di saldare il dovuto entro
60 giorni.
Se il soggetto copre l'assegno in questo periodo di tempo dovrà saldare anche gli interessi legali, le spese di protesto e un interesse sulla cifra del 10%.
Se al termine dei 60 giorni di tempo la somma non è stata versata, il debitore viene inserito definitivamente nell'elenco dei protestati CAI (Centrale di Allarme Interbancaria). Anche nel caso di pagamento tardivo entro i 60 giorni, la procedura di protesto non è revocabile se non con determinate modalità e tempistiche.
Le conseguenze di un protesto non sono affatto leggere e possono comprendere la chiusura del conto in banca, la difficoltà nell'aprirne uno nuovo e notevoli complicazioni nella procedura di
richiesta di un prestito.
Cosa si può fare, dunque, se si è sottoposti a una procedura di protesto?
Come cancellare il protestoDopo 5 anni il protesto viene cancellato automaticamente, ma se non si desidera aspettare un tempo così lungo è possibile richiedere un'
istanza di riabilitazione presso il Tribunale. Per farlo occorre attendere almeno un anno dalla cosiddetta levata del protesto e presentare tutta la documentazione necessaria alla richiesta.
Per questa procedura l'interessato può scegliere se farsi assistere dal proprio legale, oppure rivolgersi a una delle numerose agenzie che si occupano della
cancellazione protesti. Con una breve ricerca online sarà possibile ottenere un nutrito elenco di strutture specializzate in cancellazione protesti nella propria città.