Il Consiglio direttivo della
Bce, la Banca centrale europea, fissa alcuni tassi ufficiali relativi alle operazioni per le banche dell’area euro. Questi sono: il tasso di partecipazione alle operazioni di rifinanziamento principali; il tasso di interesse per i depositi presso la banca centrale; il tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento marginale.
Il primo è quello che maggiormente influenza la liquidità in quanto indica l’orientamento di politica monetaria, le condizioni alle quali la Bce effettua transazioni con il mercato. Gli altri due tassi si riferiscono invece a operazioni attivabili su iniziativa delle banche. I tassi di interesse della Banca centrale europea hanno decisive conseguenze sui mercati finanziari dell’Eurozona, sui tassi di cambio, sul costo dei finanziamenti e dei debiti sovrani.
Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali rappresenta il più importante parametro per il costo del denaro nei Paesi dell'area euro essendo quello applicato alla maggior parte delle operazioni con le quali la Bce fornisce liquidità all’intera Eurozona e in particolare alle banche. Più nel concreto, è l’interesse che le banche pagano quando prendono in prestito denaro dalla Bce, il che di riflesso influenza il costo dell’euro e dei finanziamenti in tutta l’area della moneta unica e le operazioni di natura finanziaria e creditizia fatte da imprese e famiglie.
Il tasso della Bce rappresenta il cosiddetto costo del denaro; nei periodi di recessione la Banca centrale è intervenuta in più occasioni per abbassare il tasso e favorire i prestiti, più convenienti perché meno costosi, per agevolare la circolazione di denaro. La scelta ha a che vedere con l'andamento dell'inflazione, che riguarda sia l'andamento dei prezzi che più in generale la quantità di moneta circolante. Quando il denaro circolante è troppo basso si rischia infatti la deflazione. Per far fronte al perdurare della crisi economica, la Bce dal 2008 è intervenuta più volte abbassando il tasso e nel corso del 2013, per esempio, ha deciso per un tasso che è stato il più basso di sempre: lo 0,25%.
In teoria il taglio dovrebbe favorire l’accesso al credito e iniettare liquidità sul mercato, perché se le banche nazionali hanno accesso a del denaro a interessi bassi, altrettanto dovrebbero fare con la clientela. Quando il tasso ufficiale di sconto aumenta, si è in presenza di una stretta creditizia, cioè di una tendenza a ridurre i crediti, in conseguenza dell'aumento del costo del denaro; al contrario, appunto, quando invece la Banca centrale tende a ridurre il tasso.
Il tasso della Bce, a differenza di indici come l'
Euribor, non cambia di giorno in giorno ma viene fissato dalla Banca centrale in occasione delle sue periodiche riunioni mensili. Come l'Euribor, è però usato da molte banche per definire il tasso variabile dei mutui per la casa.