Le frequenze radio sono quelle che permettono di individuare, attraverso un apparecchio radiofonico, le vari emittenti che sono a disposizione sul territorio e ascoltarle. Ognuna di queste, infatti, trasmette attraverso delle onde, che partono dai ripetitori collegati alla sede dell'emittente, e che coprono una certa zona con un certo tipo di frequenza, il tutto seguendo una precisa regolamentazione.
Le radio possono essere ascoltate in Fm o Am, la maggior parte delle radio che vengono ascoltate quotidianamente fanno parte della prima, seguendo dunque un'ampiezza di banda che varia tra gli 87,5 e i 108 MHz. Queste frequenze devono essere attribuite alle varie emittenti in modo da non creare un'interferenza al momento dell'ascolto. Se non ci fosse una regolamentazione dello spettro di frequenza e tutti utilizzassero liberamente lo spazio ci sarebbe una sovrapposizione del segnale, per cui si rischierebbe di non sentire assolutamente nulla.
Le frequenze radio in Am si utilizzavano agli albori della storia della radio, perché più semplici da modulare rispetto alle Fm. L'utilizzazione di onde lunghe, medie o corte determinava il raggio di azione del messaggio, che però risultava più instabile rispetto alle Fm e più facilmente disturbabile.
Le frequenze radio si sono ampiamente riempite di emittenti private locali e nazionali. Le prime coprono un territorio piuttosto limitato, le seconde utilizzano accordi relativi alle frequenze differenti da area a area, e permettono così di essere ascoltate in ogni zona della Penisola.
Una volta le frequenze radiofoniche e televisive erano controllate esclusivamente dalla Rai, quindi dallo Stato. La liberalizzazione dell'etere è frutto di una legge relativamente recente, sancita dalla Corte Costituzionale solo verso la fine degli anni '70, con precisione nel 1976. In poco tempo le emittenti private non soltanto si sono imposte come valida alternativa alla programmazione statale, ma hanno di gran lunga surclassato le reti Rai, che si sono trovate a modificare il proprio palinsesto in modo da risultare maggiormente competitive. Un inter che ricorda da vicino quello capitato ai tre canali televisivi con l'avvento delle Tv private prima e del digitale poi.