Chi decide di mettersi in proprio come lavoratore autonomo in un'attività rilevante ai fini
IVA è obbligato a richiedere all'Agenzia delle Entrate l'apertura di una partita IVA.
Si tratta di un codice formato da 11 cifre, in grado di riconoscere in modo univoco il contribuente in questione e valido su tutto il territorio italiano.
Chi deve aprirla:- chi è iscritto a un albo professionale, come medici, avvocati o commercialisti;
- i lavoratori autonomi con un'attività rilevante ai fini IVA (per esempio tutti i redditi da lavoro autonomo superiori a 5000 euro lordi per anno, per un periodo più lungo di 30 giorni);
- gli imprenditori individuali iscritti al registro delle imprese, come artigiani o commercianti;
Come aprirlaUna volta certi di rientrare nei criteri per l'apertura della partita IVA, è necessario compilare il modello di dichiarazione di inizio attività, disponibile sul
sito dell'Agenzia delle Entrate.
I lavoratori autonomi dovranno compilare il modello AA9/11, mentre gli imprenditori individuali sono tenuti a compilare la Comunicazione Unica d'Impresa.
Si tratta di un insieme di documenti che comprendono la richiesta del codice IVA, l'apertura della posizione assicurativa presso l'INAIL, l'iscrizione al Registro delle Imprese e l'iscrizione all'INPS dei dipendenti. Quest'insieme di operazioni è gestita dalla Camera di Commercio, nelle sedi presenti sul territorio oppure sul
sito web.
Sia gli imprenditori individuali che i lavoratori autonomi possono inoltrare la domanda per via telematica, ma per non rischiare di commettere errori ed essere certi della correttezza formale della domanda sarebbe opportuno affidarsi a un esperto del settore.
Quanto costaL'apertura della partita IVA non ha di per sé dei costi veri e propri. Altro discorso è invece la gestione della partita IVA, che a seconda del regime fiscale di riferimento può avere dei costi differenti.
Facendo una panoramica generale sulle voci di spesa della partita IVA, esse possono riassumersi come segue:
- imposta sostitutiva: si tratta di un'imposta che può variare dal 10% al 20% degli utili prodotti, a seconda del regime fiscale;
- contributi INPS: sono variabili a seconda del regime fiscale e dei singoli casi;
- IVA, IRPEF e IRAP in caso di regime ordinario;
- costi di contabilità;
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