L’anticipazione TFR in busta paga è stata una delle notizie principali dell’inizio del 2015. La
Legge di Stabilità per il 2015 infatti ha introdotto l’importante novità dell’anticipo del Trattamento di Fine Rapporto in busta paga per i lavoratori che ne facciano richiesta. Cercheremo di fare chiarezza sulle differenze con la procedura standard di liquidazione e ci concentreremo sulla tassazione a cui questa somma viene oggi sottoposta.
La richiesta di anticipo TFR può essere avanzata, secondo quanto previsto dalla stessa Legge di Stabilità, dai
lavoratori del settore privato, esclusi i lavoratori agricoli e i lavoratori domestici. Per questi ultimi, rimane in vigore
la precedente normativa di calcolo del TFR. Sono invece esclusi dall'anticipazione della liquidazione i lavoratori nel settore pubblico. Per poter chiedere l’anticipo è necessario poi che il lavoratore sia legato al medesimo datore di lavoro
da almeno 6 mesi. L’anticipo del TFR avverrà tramite liquidazione diretta mensile.
La principale differenza rispetto alla legislazione precedente è data dal fatto che l’anticipo TFR non è legato a una precisa finalità. Al contrario, la normativa standard sull’anticipazione della liquidazione prevede che il lavoratore possa richiedere
fino al 70% del TFR maturato al momento della richiesta, dopo aver lavorato almeno 8 anni presso il medesimo datore di lavoro. In più, l’anticipo poteva venire richiesto per finalità specifiche, come spese sanitarie straordinarie,
l’acquisto della prima casa o spese nei periodi di maternità o congedo parentale. Non è così invece per l’anticipo del TFR previsto dalla Legge di Stabilità: questa procedura sarà però disponibile solo per 3 anni, dal 2015 al 2018.
L’altra importante differenza è il regime fiscale a cui è sottoposta l’anticipazione del TFR in busta paga. Sull’erogazione mensile anticipata del TFR viene infatti applicata
la tassazione ordinaria e non quella separata, che prevede invece delle agevolazioni per la liquidazione del TFR a fine carriera. Dal punto di vista fiscale quindi, l’anticipazione TFR in busta paga è meno conveniente. In più, questa somma “non è imponibile ai fini previdenziali”, quindi non viene conteggiata per il calcolo dei contributi e della futura pensione. Bisogna dunque scegliere con cautela quale sia la soluzione migliore per il nostro TFR.