A Elsa Fornero, ministro delle Politiche sociali del Governo Monti, il governo rimasto in carica dal novembre 2011 a fine aprile 2013 e sostenuto sia dal centro-sinistra che dal centro-destra, si devono due riforme, entrambe molto discusse: la riforma del lavoro e la riforma delle pensioni.
Quest'ultima è stata introdotta dal cosiddetto decreto “Salva Italia” del 2011, proposto dal Governo di Mario Monti per far fronte alla difficile situazione economica vissuta dall'Italia. La riforma del sistema pensionistico è stata infatti realizzata in un momento di grave crisi finanziaria dello Stato, che ha reso necessari forti tagli alla spesa pubblica per garantire il rispetto degli impegni internazionali presi dall'Italia con l'Unione europea, per rispettare i vincoli di bilancio, la stabilità economico-finanziaria e rafforzare la sostenibilità del sistema pensionistico.
Il Governo ha quindi deciso di intervenire anche sulla spesa pensionistica, sia nel breve che nel lungo periodo e sia in termini di incidenza della spesa previdenziale sul Pil, il Prodotto interno lordo, sia in termini di adeguamento alle variazioni nella speranza di vita, che negli ultimi anni si è estesa.
Di conseguenza, la riforma ha previsto l'allungamento dell'età pensionabile e del numero di anni di anzianità contributiva necessari per poter godere della pensione, oltre ad aver stabilito l'estensione del metodo di calcolo contributivo, incentivi per chi decide di posticipare il pensionamento e la verifica della sostenibilità delle casse previdenziali dei professionisti.
L'altra riforma riconducibile al ministro Elsa Fornero è quella del lavoro, promossa dal governo Monti nel 2012 e molto discussa soprattutto per aver introdotto la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Oltre ad aver istituito nuove disposizioni per i contratti di apprendistato, per i contratti a progetto e per le prestazioni con partita Iva, la riforma ha disposto che in caso di licenziamento per motivi economici non sia più previsto il reintegro automatico del lavoratore. Il giudice potrà infatti decidere per un risarcimento, e anche in caso di licenziamenti disciplinari il giudice avrà minore discrezionalità nella scelta del reintegro.
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