Crisi economica

Seconda solo alla grande Depressione del 1929, la crisi economica che stiamo vivendo ha avuto origine nel 2008 in America.
La recessione scaturatisi dalla crisi finanziaria e dal fallimento di Lehm Brothers, ha dato il via ad una crisi industriale di colossali proporzioni che ha, ovviamente, condotto ad una contrazione della produzione e degli ordinativi. Nel 2009, la crisi economica globale ha visto, in tutto il mondo occidentale, una forte recessione e un crollo del Pil in molti paesi: contrazione dell’attività economica, aumento vertiginoso della disoccupazione, minore consumo e potere di acquisto di tutti i cittadini. L’anno successivo la grande crisi appare stabilizzarsi sino a paventare una possibile ripresa economica, ma nel 2011 la crisi allarga il suo raggio d’azione ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi europei.
Per comprendere le motivazioni alla base di questa crisi economica globale è necessario ripercorrere molti anni, sin dalla metà degli anni Settanta: “Alla fine degli anni Settanta l'inflazione persisteva. Aumenti delle tasse, riduzione della spesa pubblica, intervento diretto sui salari e prezzi furono tutti esclusi come rimedi. Come è stato osservato a sufficienza, rimaneva solo la politica monetaria. Perciò nell'ultima parte del decennio l'amministrazione dichiaratamente liberale del presidente Jimmy Carter negli Stati Uniti e il governo dichiaratamente conservatore del primo ministro Margaret Thatcher in Gran Bretagna avviarono una forte azione monetaristica.” J. K. Galbraith, Storia economica – 1987
La deregolamentazione finanziaria, la veloce evoluzione dell’informatica, la creazione di nuovi strumenti finanziari, l’elevata inflazione globale, le nuove leggi legate alla frequenza dei flussi monetari, la crisi alimentare mondiale, la maggiore liquidità dell’economia internazionale e l’aumento del prezzo delle materie prime, come il petrolio, hanno condotto ad un sempre maggiore rafforzamento del ruolo della finanza internazionale nel sistema economico mondiale e quindi ad un suo sfruttamento speculativo. Così, tutte queste sollecitazioni, presenti all’inizio solo sul mercato americano, sono state immediatamente recepite dal resto del mondo negli anni Novanta: globalizzazione e liberalizzazione del mercato finanziario iniziavano così un lungo percorso di evoluzione.
Negli anni, gli istituti di credito hanno favorito un basso costo del denaro e incentivato una facile erogazione del credito ai cittadini americani, spinti ad indebitarsi sempre di più per soddisfare i propri bisogni e per alimentare i consumi, e agli speculatori come banche d'investimento, imprese e fondi finanziari che con le loro azioni sul mercato azionario hanno creato delle bolle speculative che avevano gravi ripercussioni sull’economia produttiva. Grandi e prestigiosi istituti finanziari iniziarono ad indebitarsi a breve termine per realizzare complesse operazioni speculative nelle attività di compravendita azionaria, e non solo.
Altro importante tassello all’interno di questa scena è disegnato dalle agenzie di rating americane che, in alcuni casi, sono state accusate di fornire e diffondere giudizi di valutazione del credito tendenziosi.
Le innumerevoli speculazioni maturate negli anni esplodono con i cosiddetti subprime, che in pratica sono mutui (molto rischiosi) perché erogati senza garanzie del debitore. I titolari di questi prestiti, già colpiti dall’aumento delle rate, vedono il valore degli immobili crollare e iniziano in blocco a vendere mandando in tilt il sistema finanziario americano. Il fallimento di Lehman Brothers, nel 2008 il quarto istituto di credito americano, diviene emblema della crisi nascente e fa piombare nel panico tutte le borse del mondo con effetti disastrosi su tutto il sistema economico-finanziario mondiale. Da qui, come fossero tessere del domino, crollano molteplici elementi del sistema economico, prima americano, e poi sulla scia, europeo, investendo anche l’economia reale.
La recessione scaturatisi dalla crisi finanziaria e dal fallimento di Lehm Brothers, ha dato il via ad una crisi industriale di colossali proporzioni che ha, ovviamente, condotto ad una contrazione della produzione e degli ordinativi. Nel 2009, la crisi economica globale ha visto, in tutto il mondo occidentale, una forte recessione e un crollo del Pil in molti paesi: contrazione dell’attività economica, aumento vertiginoso della disoccupazione, minore consumo e potere di acquisto di tutti i cittadini. L’anno successivo la grande crisi appare stabilizzarsi sino a paventare una possibile ripresa economica, ma nel 2011 la crisi allarga il suo raggio d’azione ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi europei.
Per comprendere le motivazioni alla base di questa crisi economica globale è necessario ripercorrere molti anni, sin dalla metà degli anni Settanta: “Alla fine degli anni Settanta l'inflazione persisteva. Aumenti delle tasse, riduzione della spesa pubblica, intervento diretto sui salari e prezzi furono tutti esclusi come rimedi. Come è stato osservato a sufficienza, rimaneva solo la politica monetaria. Perciò nell'ultima parte del decennio l'amministrazione dichiaratamente liberale del presidente Jimmy Carter negli Stati Uniti e il governo dichiaratamente conservatore del primo ministro Margaret Thatcher in Gran Bretagna avviarono una forte azione monetaristica.” J. K. Galbraith, Storia economica – 1987
La deregolamentazione finanziaria, la veloce evoluzione dell’informatica, la creazione di nuovi strumenti finanziari, l’elevata inflazione globale, le nuove leggi legate alla frequenza dei flussi monetari, la crisi alimentare mondiale, la maggiore liquidità dell’economia internazionale e l’aumento del prezzo delle materie prime, come il petrolio, hanno condotto ad un sempre maggiore rafforzamento del ruolo della finanza internazionale nel sistema economico mondiale e quindi ad un suo sfruttamento speculativo. Così, tutte queste sollecitazioni, presenti all’inizio solo sul mercato americano, sono state immediatamente recepite dal resto del mondo negli anni Novanta: globalizzazione e liberalizzazione del mercato finanziario iniziavano così un lungo percorso di evoluzione.
Negli anni, gli istituti di credito hanno favorito un basso costo del denaro e incentivato una facile erogazione del credito ai cittadini americani, spinti ad indebitarsi sempre di più per soddisfare i propri bisogni e per alimentare i consumi, e agli speculatori come banche d'investimento, imprese e fondi finanziari che con le loro azioni sul mercato azionario hanno creato delle bolle speculative che avevano gravi ripercussioni sull’economia produttiva. Grandi e prestigiosi istituti finanziari iniziarono ad indebitarsi a breve termine per realizzare complesse operazioni speculative nelle attività di compravendita azionaria, e non solo.
Altro importante tassello all’interno di questa scena è disegnato dalle agenzie di rating americane che, in alcuni casi, sono state accusate di fornire e diffondere giudizi di valutazione del credito tendenziosi.
Le innumerevoli speculazioni maturate negli anni esplodono con i cosiddetti subprime, che in pratica sono mutui (molto rischiosi) perché erogati senza garanzie del debitore. I titolari di questi prestiti, già colpiti dall’aumento delle rate, vedono il valore degli immobili crollare e iniziano in blocco a vendere mandando in tilt il sistema finanziario americano. Il fallimento di Lehman Brothers, nel 2008 il quarto istituto di credito americano, diviene emblema della crisi nascente e fa piombare nel panico tutte le borse del mondo con effetti disastrosi su tutto il sistema economico-finanziario mondiale. Da qui, come fossero tessere del domino, crollano molteplici elementi del sistema economico, prima americano, e poi sulla scia, europeo, investendo anche l’economia reale.