Preavviso dimissioni

Avete avuto un'importante offerta di lavoro? Volete cambiare vita e dedicarvi ad una nuova attività? Prima di presentare le dimissioni dall'attuale posto di lavoro, vi consigliamo di leggere e di scoprire quali sono gli obblighi per il lavoratore.
Il "preavviso dimissioni" è il periodo di tempo che intercorre fra la comunicazione delle dimissioni stesse e l’effettivo abbandono del posto di lavoro. La normativa italiana prevede infatti che il lavoratore dipendente, dopo aver rassegnato le dimissioni, debba continuare a svolgere la propria attività lavorativa, in modo da consentire al datore di lavoro di trovare un sostituto adeguato. Le dimissioni comunque si considerano effettive dal momento che il datore di lavoro ne viene a conoscenza, e non da quello della loro accettazione, che non è necessaria. Le dimissioni non devono essere giustificate: a differenza di quanto accade per le dimissioni per giusta causa, che però non richiedono alcun preavviso.
Il preavviso dunque è costituito da un numero minimo di giorni fra la comunicazione di dimissioni e la fine dell’attività lavorativa. Solitamente, la durata di questo periodo è disciplinata da precise norme contenute nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che regolano in ogni settore i contratti fra lavoratore dipendente e datore di lavoro. Il preavviso può dunque cambiare da settore a settore, ma solitamente vengono considerati sempre alcuni elementi simili per stabilirne la durata.
I primi sono l’inquadramento e la qualifica del lavoratore. Questo accade perché si presuppone che sia più difficile (quindi richieda più tempo) sostituire un lavoratore dalle mansioni più importanti, rispetto a uno con meno responsabilità. Quindi il preavviso si allunga. Allo stesso modo, un altro fattore da considerare è l’anzianità di servizio: se questa è consistente, il dipendente avrà più esperienza e probabilmente più responsabilità, divenendo più difficile da sostituire. I termini cambiano poi anche fra contratti a tempo determinato (solitamente nessun preavviso) e indeterminato. In ogni caso, per sapere qual è il preavviso nel vostro settore, consultate il vostro CCNL.
Che effetti hanno le dimissioni dal punto di vista retributivo? Se il preavviso dimissioni viene rispettato, il lavoratore deve essere pagato fino all’ultimo. Se però è il lavoratore a dimettersi senza preavviso, si vedrà trattenuta un’indennità di mancato preavviso da parte del datore di lavoro, che è pari alle retribuzioni che avrebbe ottenuto nel periodo di preavviso in cui non ha lavorato. Questa indennità è assimilabile a quella sostitutiva di preavviso che il lavoratore riceve in caso di licenziamento senza preavviso. Se il dipendente si dimette è però lui a rimetterci. È dunque necessario rispettare il preavviso ed esercitare senza forzature il proprio diritto alle dimissioni.
Il "preavviso dimissioni" è il periodo di tempo che intercorre fra la comunicazione delle dimissioni stesse e l’effettivo abbandono del posto di lavoro. La normativa italiana prevede infatti che il lavoratore dipendente, dopo aver rassegnato le dimissioni, debba continuare a svolgere la propria attività lavorativa, in modo da consentire al datore di lavoro di trovare un sostituto adeguato. Le dimissioni comunque si considerano effettive dal momento che il datore di lavoro ne viene a conoscenza, e non da quello della loro accettazione, che non è necessaria. Le dimissioni non devono essere giustificate: a differenza di quanto accade per le dimissioni per giusta causa, che però non richiedono alcun preavviso.
Il preavviso dunque è costituito da un numero minimo di giorni fra la comunicazione di dimissioni e la fine dell’attività lavorativa. Solitamente, la durata di questo periodo è disciplinata da precise norme contenute nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che regolano in ogni settore i contratti fra lavoratore dipendente e datore di lavoro. Il preavviso può dunque cambiare da settore a settore, ma solitamente vengono considerati sempre alcuni elementi simili per stabilirne la durata.
I primi sono l’inquadramento e la qualifica del lavoratore. Questo accade perché si presuppone che sia più difficile (quindi richieda più tempo) sostituire un lavoratore dalle mansioni più importanti, rispetto a uno con meno responsabilità. Quindi il preavviso si allunga. Allo stesso modo, un altro fattore da considerare è l’anzianità di servizio: se questa è consistente, il dipendente avrà più esperienza e probabilmente più responsabilità, divenendo più difficile da sostituire. I termini cambiano poi anche fra contratti a tempo determinato (solitamente nessun preavviso) e indeterminato. In ogni caso, per sapere qual è il preavviso nel vostro settore, consultate il vostro CCNL.
Che effetti hanno le dimissioni dal punto di vista retributivo? Se il preavviso dimissioni viene rispettato, il lavoratore deve essere pagato fino all’ultimo. Se però è il lavoratore a dimettersi senza preavviso, si vedrà trattenuta un’indennità di mancato preavviso da parte del datore di lavoro, che è pari alle retribuzioni che avrebbe ottenuto nel periodo di preavviso in cui non ha lavorato. Questa indennità è assimilabile a quella sostitutiva di preavviso che il lavoratore riceve in caso di licenziamento senza preavviso. Se il dipendente si dimette è però lui a rimetterci. È dunque necessario rispettare il preavviso ed esercitare senza forzature il proprio diritto alle dimissioni.