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Dimissioni per giusta causa

Dimissioni per giusta causa
Sei stato vittima di un caso di mobbing, oppure non ti è stato pagato lo stipendio o comunque hai subito una qualche ingiustizia che non ti permette più di svolgere il tuo attuale lavoro? Scopri come presentare le dimissioni e soprattutto se, in questo caso, hai diritto all'indennità di disoccupazione.

Le dimissioni per giusta causa possono essere esercitate senza preavviso dal lavoratore, in caso di violazioni molto gravi da parte del datore di lavoro. Si tratta di uno strumento molto importante per la tutela dei diritti dei lavoratori, in quanto consente di lasciare immediatamente un impiego nel cui ambito si sono verificati fatti gravi che hanno minato il rapporto professionale fra datore di lavoro e dipendente. La particolarità di questa procedura di dimissioni è che costituita dal fatto che essa non richiede alcun preavviso da parte del lavoratore, che può lasciare subito il suo impiego, a condizione di motivare chiaramente la propria scelta.

Le ragioni per cui è possibile richiedere le dimissioni per giusta causa sono varie, ma in generale esse identificano casi in cui il lavoratore subisce comportamenti irrispettosi, se non addirittura più gravi, da parte del datore di lavoro o di altri dipendenti, con il consenso del datore di lavoro, stabilite dai contratti di lavoro collettivi e sanzionate poi da un organo giudiziario.

Fra le cause principali per cui è legittimo inoltrare la richiesta di recesso immediato dal contratto lavorativo figurano:

  • ritardo nel pagamento della retribuzione (il ritardo accettato è al massimo di 15 giorni);
  • molestie sessuali da parte del datore di lavoro;
  • richiesta di comportamenti illeciti da parte del datore di lavoro;
  • comportamento ingiurioso del datore di lavoro o casi di mobbing;
  • comportamenti discriminatori da parte di altri colleghi con l’appoggio del datore di lavoro;
  • esaurimento delle mansioni del lavoratore o loro peggioramento;
  • notevole variazione nelle condizioni di lavoro a seguito della cessione dell’azienda;
  • spostamento del lavoratore in un’altra sede lavorativa, a meno che non sussistano “comprovate regioni tecniche, organizzative e produttive”
  • dequalificazione di un dirigente.

Per il lavoratore che si dimette, si pone il problema del mancato stipendio. Infatti, l’indennità di disoccupazione è garantita solo ai lavoratori che perdano l’impiego involontariamente. In realtà, è prevista un’eccezione proprio per le dimissioni per giusta causa. Anche la nuova indennità chiamata NASpI, entrata in funzione dal 1 maggio 2015, viene infatti riconosciuta anche ai lavoratori che lascino la loro attività per palesi incompatibilità o comportamenti gravi da parte del datore di lavoro.

Le dimissioni di giusta causa e l’indennità di disoccupazione dunque non si escludono a vicenda, anzi. Nel momento in cui il lavoratore si dimette, dovrà comunicare immediatamente la sua decisione all’INPS, che provvederà a erogare il sussidio di disoccupazione. È comunque consigliabile ponderare con attenzione la decisione di dimettersi, perché non è poi possibile essere reintegrati sul luogo di lavoro, in caso di ripensamenti.