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Pensione integrativa

Pensione integrativa
La pensione integrativa si affianca alla pensione statale, cioè al reddito che lo Stato eroga al pensionato in base ai contributi versati durante gli anni di attività lavorativa. Sempre più persone scelgono di stipulare piani pensionistici paralleli in virtù del fatto che la pensione tradizionale, spesso, non è sufficiente a garantire la copertura delle spese quotidiane.

Non bisogna incorrere nell'errore che la pensione integrativa potrà sostituire quella tradizionale, ma deve essere considerata come un'entrata supplementare. Ovviamente, come tutti i piani di investimento, più è lunga la durata, più sarà il ritorno economico che se ne potrà trarre alla scadenza. Se, per esempio, si versano 5 mila euro annui per 30 anni, allo scadere si avrà una pensione più alta rispetto a chi ha versato 10 mila euro annui per 10 anni.

Attualmente esistono tre categorie di fondi pensionistici: i fondi pensionistici aperti, solitamente gestiti da banche e istituti di credito, che consentono l'accesso a tutti i lavoratori e anche a chi non lavora; i fondi pensionistici chiusi, invece, nascono per accordi tra gestori dei fondi e sigle sindacali, quindi l'accesso è consentito solo a determinate categorie di lavoratori, definite di volta in volta in base agli accordi stipulati. L'ultimo tipo sono i PIP, Piani Individuali Pensionistici, pensati per chi preferisce investire in una forma pensionistica modellata sulle personali esigenze; i PIP, infatti, vengono stipulati sotto forma di assicurazioni di persistenza in vita, cioè invece di pagare il premio al momento del decesso del contraente, pagano una rendita mensile o in forma unica se allo scadere della polizza il contraente è ancora in vita. Se il contraente non è in vita allo scadere del PIP, saranno gli eredi o i beneficiari indicati nella polizza a incassare la rendita.

Il calcolo della rendita mensile che si percepirà, e questo vale per tutti i tipi di fondi pensione, viene effettuato tenendo conto di alcuni fattori: innanzitutto, il capitale versato, che è la base su cui vengono applicati i coefficienti di calcolo; questi coefficienti riguardano la prospettiva di vita e il sesso del contraente. Maggiore sarà la prospettiva di vita, minore sarà la rendita mensile erogata, in quanto il capitale versato dovrà essere suddiviso per un numero maggiore di mensilità. In questo calcolo, le donne sono svantaggiate, avendo in media una vita più lunga rispetto a quella degli uomini, quindi i coefficienti di calcolo applicati saranno superiori a quelli che vengono invece utilizzati per gli uomini.