Jobs Act: Pensioni

Jobs Act: cosa cambia sulle pensioni? Se anche voi, come molti, vi state ponendo questa domanda, ecco come funziona. Si tratta di una riforma del diritto del lavoro voluta dal governo, che ha modificato anche tutto quello che con il lavoro ha direttamente a che fare come contratti, pensioni etc. In particolare il Jobs Act: Pensioni ha stabilito alcune strade per anticipare il pensionamento, anche se non sono riservate a tutti i lavoratori.
La riforma delle pensioni e del mercato del lavoro consente l’uscita anticipata dal lavoro con maggiore flessibilità rispetto a quanto previsto dalla legge attuale delle pensioni sull’età pensionabile. Facendo un esempio concreto, il Jobs Act sulle Pensioni ha stabilito che, con il contratto di solidarietà espansiva, i lavoratori vicini al pensionamento potranno accedere all’orario di lavoro part-time e cominciare a prendere una parte dell’assegno previdenziale o accedere due anni prima al trattamento previdenziale.
Sempre per quanto riguarda le pensioni il Jobs Act prevede la possibilità di optare per la pensione anticipata a quei lavoratori dipendenti con almeno venti anni di contributi e a cui mancano solo due anni al raggiungimento dei requisiti anagrafici per il pensionamento.
Il Jobs Act per le pensioni ha istituito anche una nuova forma di anticipo sulla pensione (comma 5, articolo 41 del Dlgs 148/2015) con il decreto ammortizzatori sociali, ma che non è applicabile in tutte le aziende. Sulla base di questo decreto si assiste a una trasformazione da tempo pieno in part-time, riservato a lavoratori con meno di 24 mesi dal raggiungimento dei requisiti per la pensioni di vecchiaia.
Tali lavoratori, in determinate condizioni potranno ottenere in cambio un anticipo del trattamento, percependo una quota parte dell’assegno finale. L’impresa, invece, continuerà a versare i contributi pieni così che, dopo due anni, i lavoratori non subiranno decurtazioni nel trattamento previdenziale definitivo.
Secondo il Jobs Act sulle pensioni, i lavoratori con i requisiti richiesti, ovvero meno di due anni dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e almeno 20 anni di contributi, potranno chiedere un part-time fino al 50% e inoltrare contemporaneamente una domanda di anticipo della pensione.
Chiaramente, l’erogazione della quota anticipata di pensione a fronte della trasformazione in part-time viene riservata alla stipula in azienda di contratti di solidarietà espansiva (art.41 del dlgs 148/2015 ammortizzatori sociali) che prevedono una riduzione stabile dell’orario di lavoro con una contestuale assunzione a tempo indeterminato di nuovo personale.
Quando si parla di Jobs Act e di pensioni bisogna però ricordare come la trasformazione del rapporto da tempo pieno a parziale debba avvenire entro un anno dall'applicazione del contratto collettivo aziendale ed esclusivamente in presenza di clausole che prevedano un ulteriore aumento dell’occupazione. Si parla quindi di una forma di pensionamento contemporanea al lavoro e legata a contratti aziendali che dovranno prevedere un ulteriore aumento occupazionale rispetto a quello previsto dalla solidarietà espansiva.
La riforma delle pensioni e del mercato del lavoro consente l’uscita anticipata dal lavoro con maggiore flessibilità rispetto a quanto previsto dalla legge attuale delle pensioni sull’età pensionabile. Facendo un esempio concreto, il Jobs Act sulle Pensioni ha stabilito che, con il contratto di solidarietà espansiva, i lavoratori vicini al pensionamento potranno accedere all’orario di lavoro part-time e cominciare a prendere una parte dell’assegno previdenziale o accedere due anni prima al trattamento previdenziale.
Sempre per quanto riguarda le pensioni il Jobs Act prevede la possibilità di optare per la pensione anticipata a quei lavoratori dipendenti con almeno venti anni di contributi e a cui mancano solo due anni al raggiungimento dei requisiti anagrafici per il pensionamento.
Il Jobs Act per le pensioni ha istituito anche una nuova forma di anticipo sulla pensione (comma 5, articolo 41 del Dlgs 148/2015) con il decreto ammortizzatori sociali, ma che non è applicabile in tutte le aziende. Sulla base di questo decreto si assiste a una trasformazione da tempo pieno in part-time, riservato a lavoratori con meno di 24 mesi dal raggiungimento dei requisiti per la pensioni di vecchiaia.
Tali lavoratori, in determinate condizioni potranno ottenere in cambio un anticipo del trattamento, percependo una quota parte dell’assegno finale. L’impresa, invece, continuerà a versare i contributi pieni così che, dopo due anni, i lavoratori non subiranno decurtazioni nel trattamento previdenziale definitivo.
Secondo il Jobs Act sulle pensioni, i lavoratori con i requisiti richiesti, ovvero meno di due anni dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e almeno 20 anni di contributi, potranno chiedere un part-time fino al 50% e inoltrare contemporaneamente una domanda di anticipo della pensione.
Chiaramente, l’erogazione della quota anticipata di pensione a fronte della trasformazione in part-time viene riservata alla stipula in azienda di contratti di solidarietà espansiva (art.41 del dlgs 148/2015 ammortizzatori sociali) che prevedono una riduzione stabile dell’orario di lavoro con una contestuale assunzione a tempo indeterminato di nuovo personale.
Quando si parla di Jobs Act e di pensioni bisogna però ricordare come la trasformazione del rapporto da tempo pieno a parziale debba avvenire entro un anno dall'applicazione del contratto collettivo aziendale ed esclusivamente in presenza di clausole che prevedano un ulteriore aumento dell’occupazione. Si parla quindi di una forma di pensionamento contemporanea al lavoro e legata a contratti aziendali che dovranno prevedere un ulteriore aumento occupazionale rispetto a quello previsto dalla solidarietà espansiva.
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