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Tassa cellulari

Tassa cellulari
La tassa sui cellulari può assumere differenti forme nell’ordinamento fiscale italiano, a seconda di quale bene o servizio vi sia sottoposto. Lo Stato italiano prevede da tempo una tassa che grava sui servizi telefonici, e in particolare sulle compagnie che operano nel settore, ma recentemente è stata introdotta anche un’altra misura assimilabile a una tassa sui telefoni cellulari, che colpisce direttamente l’acquisto di dispositivi mobili come tablet e smartphone.

La forma di prelievo fiscale in vigore da più tempo è la tassa di concessione governativa, conosciuta anche come TCG. Si tratta di una tassa che colpisce coloro che sono destinatari di determinati atti, quali autorizzazioni, concessioni, licenze, ed è in vigore fin dal 1972. Quando le frequenze mobili utilizzate dai primi telefoni cellulari si sono diffuse maggiormente, anche la loro concessione da parte dello Stato alle compagnie telefoniche è rientrata nel campo di applicazione della TCG. Dal 1995 quindi le società telefoniche attive nel settore mobile pagano una tassa allo Stato per lo sfruttamento delle frequenze: una tassa che inevitabilmente poi ricade sui costi a carico degli utenti.

Quella che ha fatto molto scalpore tuttavia è stata la cosiddetta “tassa sul telefono”, introdotta nel 2014 e criticata da alcune associazioni a tutela dei consumatori, come Altroconsumo. In concreto, si tratta di un sovrapprezzo a carico del cliente al momento dell’acquisto di dispositivi tecnologici come gli smartphone, ma anche altri beni simili come i tablet e i computer portatili. Non solo: anche altre categorie di prodotti, come alcune tipologie di TV, le schede di memoria, gli hard disk e le chiavette USB ricadono sotto questa tassazione.

I proventi della tassa finiscono nelle casse della SIAE e costituisce un “equo compenso” per i mancati introiti che la stessa SIAE non ottiene a seguito delle copie di prodotti musicali o di altro tipo scaricate illegalmente sui dispositivi tecnologici. Proventi che la SIAE dovrebbe poi redistribuire fra gli artisti, almeno teoricamente. Altroconsumo ha denunciato che gli effetti della tassa possono portare anche a un aumento da 3 a 5 euro del prezzo di uno smartphone o di un tablet, mentre i costi salgono di meno su altre tipologie di prodotti colpite.

La tassa sui cellulari dunque può assumere diverse forme, ma purtroppo il risultato è sempre un aumento dei prezzi per il consumatore.