Spending review
La spending review, conosciuta in Italia come revisione della spesa pubblica, sta ad indicare tutte quelle operazioni utili per monitorare i flussi finanziari e i costi sostenuti dalla Pubblica Amministrazione. Vengono quindi prese in esame le spese effettuate dai ministeri e dagli enti territoriali per analizzare i vantaggi e gli svantaggi delle operazioni e approntare dei piani finanziari in grado di ridurre fortemente la spesa pubblica, con beneficio dei consumatori.
Sul piano pratico, la legge sulla spending review serve per comprendere non tanto quanti soldi vengano spesi, ma come vengano spesi, in modo tale da poter modificare le voci di spesa e tentare di risparmiare sui costi di strumenti e servizi che potrebbero costare meno all'ente che li sostiene. In questo modo si intende eliminare le voci di spesa inutili e cambiare i costi che non permettono un raggiungimento del risultato, quindi tramite l'analisi delle spese si riesce anche a modificare il piano attuativo di un servizio in modo che sia meno costoso e più efficiente.
Nel corso degli anni, la spending review ha acquisito anche il ruolo di decurtare le spese inutili e le voci di spesa previste da precedenti amministrazioni rispetto a quella che si trova a gestire i fondi e a distribuire le somme per portare a termine il mandato. In altre parole, soprattutto quando subentrano altre cariche dirigenziali la spending review è utile per capire cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato fino a quel momento. Se infatti in un determinato settore vengono convogliate cifre alte ma il risultato viene raggiunto in tempi troppo ampi o non viene raggiunto, le voci di spesa andranno rimodulate per abbassare i costi laddove possibile e per prevedere altri costi di finanziare, utili per un realizzare un servizio più efficiente.
In Italia sono apposite Commissioni di studio a occuparsi della spending review, che solitamente è stata fatta nei periodi di crisi e di recessione, proprio per evitare di sostenere dei costi inutili e avere un servizio scadente. La revisione della spesa, infatti, permette di correggere il tiro di piani attuativi che hanno pochi benefici rispetto ai costi sostenuti e di diminuire il malcontento sia tra i dirigenti che tra i consumatori che, altrimenti, oltre a pagare delle tasse alte si ritrova a dover usufruire di servizi scadenti. L'ultimo commissario della spending review ad essere stato nominato per analizzare la spesa pubblica italiana è Yoram Gutgeld, scelto dal governo Renzi e coadiuvato dal 2013 al 2015 da Roberto Perotti.
Oltre che nella nostra penisola, la spending review è stata utilizzata da altri Stati non solo della Comunità Europea ma anche degli altri continenti, tra i quali Francia, Regno Unito, Nuova Zelanda, Canada e Paesi Bassi. Per avere maggiori informazioni su quale sia lo stato attuale della spending review in Italia, ci si può collegare al sito ufficiale e consultare i dati aperti della revisione per sapere su quali voci di spesa vengono effettuati i tagli.
Sul piano pratico, la legge sulla spending review serve per comprendere non tanto quanti soldi vengano spesi, ma come vengano spesi, in modo tale da poter modificare le voci di spesa e tentare di risparmiare sui costi di strumenti e servizi che potrebbero costare meno all'ente che li sostiene. In questo modo si intende eliminare le voci di spesa inutili e cambiare i costi che non permettono un raggiungimento del risultato, quindi tramite l'analisi delle spese si riesce anche a modificare il piano attuativo di un servizio in modo che sia meno costoso e più efficiente.
Nel corso degli anni, la spending review ha acquisito anche il ruolo di decurtare le spese inutili e le voci di spesa previste da precedenti amministrazioni rispetto a quella che si trova a gestire i fondi e a distribuire le somme per portare a termine il mandato. In altre parole, soprattutto quando subentrano altre cariche dirigenziali la spending review è utile per capire cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato fino a quel momento. Se infatti in un determinato settore vengono convogliate cifre alte ma il risultato viene raggiunto in tempi troppo ampi o non viene raggiunto, le voci di spesa andranno rimodulate per abbassare i costi laddove possibile e per prevedere altri costi di finanziare, utili per un realizzare un servizio più efficiente.
In Italia sono apposite Commissioni di studio a occuparsi della spending review, che solitamente è stata fatta nei periodi di crisi e di recessione, proprio per evitare di sostenere dei costi inutili e avere un servizio scadente. La revisione della spesa, infatti, permette di correggere il tiro di piani attuativi che hanno pochi benefici rispetto ai costi sostenuti e di diminuire il malcontento sia tra i dirigenti che tra i consumatori che, altrimenti, oltre a pagare delle tasse alte si ritrova a dover usufruire di servizi scadenti. L'ultimo commissario della spending review ad essere stato nominato per analizzare la spesa pubblica italiana è Yoram Gutgeld, scelto dal governo Renzi e coadiuvato dal 2013 al 2015 da Roberto Perotti.
Oltre che nella nostra penisola, la spending review è stata utilizzata da altri Stati non solo della Comunità Europea ma anche degli altri continenti, tra i quali Francia, Regno Unito, Nuova Zelanda, Canada e Paesi Bassi. Per avere maggiori informazioni su quale sia lo stato attuale della spending review in Italia, ci si può collegare al sito ufficiale e consultare i dati aperti della revisione per sapere su quali voci di spesa vengono effettuati i tagli.
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