Energia rinnovabile

L'energia rinnovabile prende il nome dalla sua principale caratteristica, che è appunto quella di essere rinnovabile e, quindi, sempre a disposizione. Le fonti sono, nella maggioranza dei casi, di derivazione naturale, come il sole, l'acqua, il vento e la terra, a cui si affianca l'incenerimento dei rifiuti.
Le fonti classiche permettono l'utilizzo degli elementi naturali per la produzione di energia elettrica e termica. È il caso delle centrali solari e del solare fotovoltaico, che tutti conosciamo come pannelli solari, utilizzati in larga scala se installati su terreni di grandi metrature, oppure più in piccolo e per produzione familiare quando sono installati sui tetti delle abitazioni. Questi pannelli trasformano il calore prodotto dal sole in energia elettrica, consentendo un notevole risparmio, se non addirittura l'azzeramento della bolletta elettrica.
Secondo lo stesso principio funzionano le centrali eoliche e idriche che, grazie allo sfruttamento rispettivamente di vento e acqua, producono energia elettrica.
Le centrali idroelettriche funzionano grazie alla forza delle maree, delle dighe, dei laghi e dei bacini artificiali e dei salti d'acqua dei fiumi. Si stima che in Italia la produzione elettrica derivata da queste centrali, idroelettriche ed eoliche, sia intorno al 30% del totale fabbisogno nazionale.
L'energia geotermica, derivante dal calore prodotto dal surriscaldamento sotterraneo della terra, è quella meno utilizzata: si calcola che sia meno dell'1% della produzione mondiale, a causa dell'impossibilità di regolarne la produzione e di trasportarla. L'energia scaturisce infatti dal contatto delle acque sotterranee con rocce e metalli presenti nel terreno; questo provoca delle reazioni che generano calore sotto forma di vapori che riscaldano gli strati più superficiali della terra.
Per quanto appaia strano, anche l'incenerimento dei rifiuti è classificato come fonte di energia rinnovabile. Una tipologia di fonte che non manca di suscitare polemiche, sia per l'aspetto ambientale e quindi dell'inquinamento prodotto, sia per la pericolosità degli impianti che emettono fumi che se non ben filtrati possono essere nocivi.
Le fonti classiche permettono l'utilizzo degli elementi naturali per la produzione di energia elettrica e termica. È il caso delle centrali solari e del solare fotovoltaico, che tutti conosciamo come pannelli solari, utilizzati in larga scala se installati su terreni di grandi metrature, oppure più in piccolo e per produzione familiare quando sono installati sui tetti delle abitazioni. Questi pannelli trasformano il calore prodotto dal sole in energia elettrica, consentendo un notevole risparmio, se non addirittura l'azzeramento della bolletta elettrica.
Secondo lo stesso principio funzionano le centrali eoliche e idriche che, grazie allo sfruttamento rispettivamente di vento e acqua, producono energia elettrica.
Le centrali idroelettriche funzionano grazie alla forza delle maree, delle dighe, dei laghi e dei bacini artificiali e dei salti d'acqua dei fiumi. Si stima che in Italia la produzione elettrica derivata da queste centrali, idroelettriche ed eoliche, sia intorno al 30% del totale fabbisogno nazionale.
L'energia geotermica, derivante dal calore prodotto dal surriscaldamento sotterraneo della terra, è quella meno utilizzata: si calcola che sia meno dell'1% della produzione mondiale, a causa dell'impossibilità di regolarne la produzione e di trasportarla. L'energia scaturisce infatti dal contatto delle acque sotterranee con rocce e metalli presenti nel terreno; questo provoca delle reazioni che generano calore sotto forma di vapori che riscaldano gli strati più superficiali della terra.
Per quanto appaia strano, anche l'incenerimento dei rifiuti è classificato come fonte di energia rinnovabile. Una tipologia di fonte che non manca di suscitare polemiche, sia per l'aspetto ambientale e quindi dell'inquinamento prodotto, sia per la pericolosità degli impianti che emettono fumi che se non ben filtrati possono essere nocivi.